lunedì 30 gennaio 2012

Misurazioni alla Volpe

La Società Adriatica di Speleologia è impegnata, oramai da vari anni, nel monitoraggio di varie grotte soffianti. Si tratta di procedere in osservazioni precise, effettuate in stretto ordine cronologico, alle imboccature di alcune cavità (e non solo) al fine di verificare come queste si comportino in occasione degli eventi di piena del Timavo sotterraneo. Come risaputo, le grotte in diretto collegamento con il fiume Timavo ipogeo (o meglio con i suoi dreni principali) hanno tutte una caratteristica comune. Dopo intense piogge, che magari perdurano per più giorni, iniziano ad emettere - per periodi limitati di tempo - potenti soffi d’aria. Una grotta che non presenta questi flussi d’aria, pur raggiungendo il livello delle acque di base, o non arriva al fiume oppure, anche arrivando al fiume, non possiede grandi caverne finali. 
La SAS è dall’anno 2000 che sta portando avanti le sue indagini e ad ogni piena significativa del fiume, in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora, c’è qualcuno che procede alla misurazione della velocità dell’aria in uscita dalle grotte, e che riporta i dati di attivazione, di inversione e di cessazione dei soffi timavici.
Non leggeri e flebili movimenti d’aria di origine barica o convettiva, ma potenti soffi che fuoriescono dagli ingressi con velocità che possono raggiungere i 180 km/h.
I risultati parziali delle nostre osservazioni sono stati riassunti nella relazione intitolata “Un’idea controcorrente. Dopo l’erosione inversa… la Piena Inversa…”, di Marco Restaino (con il contributo di Paolo Guglia), liberamente scaricabile dal sito della nostra società all’indirizzo: http://www.sastrieste.it/SitoSAS/Pubblicazioni/La Piena Inversa.pdf.
Pur avendo attivato vari sistemi di misurazione quantitativa delle portate d’aria presenti all’imboccatura delle varie cavità, per il momento vengono considerati solamente i dati comparativi del comportamento delle varie bocche monitorate negli stessi intervalli di tempo. Si tratta quindi di semplici osservazioni, ma che permettono di descrivere sempre più lo sviluppo di un fenomeno complesso e particolare.
Le grotte oggetto del monitoraggio sono state le seguenti: abisso di Trebiciano (n. 17 VG), grotta Luftloch (n. 6442 VG), pozzo c/o il casello ferroviario di Fernetti (n. 87 VG), abisso della Volpe (n. 155 VG) e grotta Meravigliosa di Lazzaro Jerko ( n. 4737 VG). In alcune particolari occasioni sono state visitate e controllate anche il pozzo presso il Casello ferroviario di Fernetti (n. 2702 VG), la grotta della Borraccia (n. 79) e la Brezno V Stršinkni Dolini (posta presso Orlek, in territorio sloveno).
Come già indicato, non sono state controllate sole grotte, ma anche alcuni punti soffianti, come la cosiddetta dolina dei Sette Nani (o dolina del Rekka), per la quale abbiamo preso contatti con il proprietario e stiamo concordando le modalità per avviare uno scavo.
L’attività di monitoraggio non è facile, in quanto bisogna intervenire solamente in occasione di accertate piene del Timavo superiore (Reka), e solo quando tali fenomeni raggiungono certe caratteristiche di portata e di andamento nel tempo. In caso contrario, ogni eventuale verifica risulterebbe non significativa.
Nella relazione che state leggendo, non vogliamo riportare alcun risultato definitivo e nemmeno il resoconto di tutti gli anni di osservazioni, ma intendiamo riferire la cronaca di una recente giornata di lavoro, una giornata come tante altre, secondo gli schemi operativi che abbiamo seguito a partire dal 2000.
In particolare, si vuole descrivere il lavoro eseguito all’interno dell’Abisso della Volpe, profonda cavità composta da un unico pozzo di 180 m, nella quale qualcuno ha indicato vi sia una fessura che, in una particolare situazione, ha presentato evidenti e forti correnti d’aria. Sulla scheda catastale è scritto infatti: “Sul fondo, quasi piatto, non vi sono concrete prospettive di proseguimento ed a tutt'oggi la cavità non ha permesso la scoperta di nuovi vani sotterranei, la cui esistenza è però probabile per alcuni indizi significativi e per considerazioni riguardanti l'ubicazione dell'abisso in rapporto ad altre cavità e punti soffianti, palesemente in relazione con l'acqua sotterranea e le piene del Timavo. Soltanto un più accurato esame del pozzo interno, esame esteso a tutto il suo perimetro e sviluppo verticale, potrà chiarire ogni interrogativo e portare forse a sensazionali scoperte”.


Indagini nell’abisso


La società Adriatica di Speleologia ha iniziato precise indagini nella cavità n. 155 VG già nel 2000, individuando alcune finestre e delle fessure - tutte impraticabili - che potevano condurre a possibili prosecuzioni.
A tale scopo la grotta, nello stesso anno, è stata lasciata armata per un certo periodo, ma il furto delle corde e del materiale d’armo da parte di qualche “amico” speleologo ha interrotto quel ciclo di ricerche.
Siamo però ritornati in questa cavità varie altre volte, cercando di essere presenti al suo interno in occasione di qualche piena, ma senza risultati apprezzabili. Convinti dell’importanza rivestita da questo abisso, abbiamo predisposto, nella primavera del 2011, un preciso protocollo di intervento, che prevedeva la visita immediata della grotta non appena si verificassero certe condizioni precise nel Timavo superiore (Reka). Abbiamo atteso con impazienza che dette condizioni si presentassero, ma nell’anno in corso, a causa delle scarse precipitazioni, sono state accertate e monitorate solamente quattro piene. In particolare, sono state osservate quelle di data 11 gennaio, 17 marzo, 8 giugno e 27 ottobre, ma tutte sono risultate o di scarsa intensità o di durata troppo breve.
Le condizioni attese si sono alla fine presentate in data 17 dicembre 2011. Alla mezzanotte del giorno 16 la portata del Timavo superiore presso le grotte di San Canziano era di soli 4 mc/s. Alle ore 6.30 del giorno 17, a causa di una violenta precipitazione, la portata saliva repentinamente a 36,1 mc/s, per giungere a 50,8 mc/s alle ore 12.00. Per avere un indiscutibile riscontro, è stata controllata la portata dell’aria in uscita dalla grotta Meravigliosa di Lazzaro Jerko, che ha presentato flussi iniziali a 60 km/h e una punta massima registrata alle ore 10.30, con valori di velocità pari a 110 km/h (in presenza di una sezione d’uscita di 15x15 cm).
La grotta Lazzaro Jerko dista in linea d’aria dall’abisso della Volpe circa un chilometro, per cui rappresenta sicuramente un riferimento preciso ed attendibile.
Alle ore 7.00 la squadra era già scesa nel profondo pozzo e sono state così controllate tutte le fessure precedentemente viste, in particolar modo quelle poste alla profondità di 130-150 m. E’ stato anche utilizzato un telone di nailon, al fine di accertare eventuali fuoriuscite sul fondo del pozzo. Le condizioni erano finalmente quelle ottimali, tutte le grotte timaviche avevano innescato i loro potenti soffi, ma all’Abisso della Volpe non abbiamo trovato alcuna presenza d’aria, se non una leggera corrente ascensionale alla profondità di 80 m, dovuta probabilmente ad un semplice “giro d’aria” innescato dalle differenze di temperatura fra esterno ed interno della grotta. Questo significa che l’abisso della Volpe, almeno alla luce delle attuali osservazioni, non è direttamente collegato al corso sotterraneo del fiume Timavo, oppure è privo di grandi ambienti di profondità, oppure ancora questi ambienti si aprono ad una quota tale da innescare soffi d’aria in maniera completamente anomala rispetto alle altre grotte monitorate.
A completamento delle osservazioni effettuate sabato 17 dicembre, è stata monitorata l’aria alla grotta Luftloch, che ha presentato un valore massimo di 70 km/h alle ore 15.00 (in presenza di una sezione d’uscita di 10x10 cm). Da segnalare che nello stesso momento (ore 15.00) l’abisso di Trebiciano aveva un soffio ancora debole, con andamento in crescita, ma limitato a soli 40 km/h (in presenza di una sezione d’uscita di 10x10 cm). Stesso risultato hanno dato anche le misurazioni alla dolina dei Sette Nani. 
Il comportamento delle grotte, che vede l’innescarsi dei soffi d’aria da valle verso monte (la prima grotta che si attiva è la Lazzaro Jerko, seguita poi dalla 87 VG, dalla Luftloch, dalla dolina dei Sette Nani e dall’abisso di Trebiciano) ha confermato - una volta di più - le numerose osservazioni già fatte in tal senso. 
Un’ultima notizia da riportare riguarda la percentuale di ossigeno presente nell’aria in uscita dalle varie cavità. Mentre alla grotta Meravigliosa di Lazzaro Jerko, all’87 VG e all’abisso di Trebiciano la percentuale è risultata normale e si aggirava attorno al 20%, la Luftloch e la dolina dei Sette Nani hanno confermato la loro eccezione, con valori pari al 16,3% nella prima e al 16,6% nella seconda.
Si stanno ancora valutando le motivazioni di tale riduzione di ossigeno nell’aria interna di queste due grotte e la situazione non è stata ancora completamente chiarita, ma è probabile che il fenomeno sia da collegare alla discarica RSU presente nelle immediate vicinanze dei due punti in questione. 


Pronti alla discesa (Foto Maizan)






















Alcune brevi considerazioni                                                     


Vogliamo in questa sede evidenziare una "strana" circostanza collegata alle esplorazioni dell’abisso della Volpe. Come sopra evidenziato, la Società Adriatica di Speleologia ha avviato una campagna di monitoraggio delle grotte timaviche presenti sul Carso Triestino a partire dall’anno 2000. Varie sono state le cavità interessate dalle ricerche, e fra queste appare - come già indicato - anche l’abisso della Volpe (n. 155 VG). Tralasciando le varie discese effettuate nel passato alla ricerca della “mitica” fessura dalla quale avrebbe dovuto fuoriuscire una forte corrente d’aria in occasione delle piene del Timavo, ci limiteremo a evidenziare come nel corso del corrente anno si sia dato il via ad un preciso progetto di ricerca riguardante proprio questa grotta. A tale proposito è stato riportata sul sito della SAS (vedi pagina NEWS 2011), in data 29 maggio 2011, una comunicazione dove si indicava: “E’ stata recentemente avviata una campagna di ricerche che vedrà la nostra società impegnata nel monitoraggio della grotta denominata Abisso della Volpe (n. 100/155 VG). In questa cavità ad andamento verticale, nell’anno 1954, è stata notata una forte corrente d’aria che fuoriusciva da una fessura. A causa della discesa effettuata allora con le scale, non è stato possibile raggiungere tale pertugio ed in seguito, molti hanno cercato il passaggio, ma finora senza alcun risultato. Siccome la SAS è impegnata da vari anni in un ciclo di osservazioni che riguardano tutte le grotte “timaviche”, ovvero quelle interessate da potenti soffi d’aria che si sprigionano in occasione delle piene del fiume, è stato deciso di inserire anche la “Volpe” in questo piano complessivo di indagine, approfittando il più possibile delle poche ore in cui il fenomeno del “respiro timavico” si fa sentire. Si procederà ad un nuovo armo con fittoni e non si esclude di realizzare un sistema di chiusura del pozzo (nel suo punto più stretto) in modo da poter attivare, con apposite attrezzature, delle correnti d’aria forzate che dovrebbero evidenziare eventuali prosecuzioni. Lo sviluppo delle indagini sarà prontamente riportato sulle pagine del sito.” 
Purtroppo, come già evidenziato, i fenomeni di piena riscontrabili nel 2011 sono stati di scarsa intensità, per cui si è rimasti in attesa del momento opportuno per avviare le indagini previste.
Ha quindi destato particolare stupore la notizia apparsa sul sito Scintilena in data 25 novembre 2011, intitolata “La Commissione Grotte E. Boegan insegue il Timavo all’Abisso della Volpe”. Il testo riportava tra l’altro “Si arma tutto il pozzo in doppia campata, si scende fino alla quota esatta […]. Illuminatore alla mano, carichi di emozione, individuamo quella che sarà la prossima via per raggiungere il Timavo. Sappiamo che non sarà facile, sappiamo che Lui cercherà di difendersi ancora, ma adesso aspettiamo le piogge, tante piogge, che speriamo facciano di nuovo, dopo tanti anni, soffiare ancora quella finestra”.
A questo punto abbiamo pensato che il problema potesse essere dovuto alla mancata informazione, che forse non tutti (ovviamente…) avevano visitato il nostro sito e letto la nostra comunicazione, quindi abbiamo informato la Commissione Grotte che nella cavità in questione ci stavamo già lavorando noi da più anni, e che lo abbiamo anche chiaramente scritto in un comunicato pubblico datato sei mesi prima.
Con ancora più stupore abbiamo accolto la risposta, nella quale si afferma “Per noi questa storia è nata un po' per caso, e mettere assieme l'entusiasmo di giovanissimi e meno giovani per raggiungere un obbiettivo così ambizioso è un'avventura meravigliosa anche dal punto di vista umano, in un momento di crisi dei valori come quello in cui stiamo vivendo. Se riusciremo o meno nella nostra impresa è ancora un'incognita, noi ce la metteremo tutta, ma sicuramente saremo riusciti a trasmettere a dei ragazzi di 15-17 anni la passione che ha mosso grandi uomini prima di noi. E io sento il dovere morale di continuare in questa direzione”. 
La conclusione è ancora più chiara: “E poi, in fondo in fondo, io credo che chi detterà le leggi alla fine sarà sempre il Timavo. Quando sarà il momento deciderà a chi aprire la via, forse a noi, forse a voi, forse anche a qualche generazione futura, ma può anche essere che la strada rimanga avanti sbarrata. Chi vivrà vedrà!”.
Noi eravamo convinti che certi comportamenti caratteristici del passato e di una certa speleologia litigiosa fossero completamente superati, ma ci sbagliavamo. 
Diciamo che questo avvenimento servirà solamente ad aumentare il nostro impegno e la nostra serietà, e se altri amici speleo riterranno che il nostro lavoro non sia degno di considerazione, … alla fine è un problema che non ci riguarda.
Concludiamo queste brevi considerazioni avvertendo tutti gli speleologi che la grotta denominata abisso della Volpe (n. 155 VG) è una cavità estremamente pericolosa, in quanto le pareti - a varie profondità - presentano ingenti quantità di materiali instabili. Qualsiasi esplorazione, sia essa effettuata per semplice svago o per più impegnative ricerche di prosecuzioni, deve essere quindi svolta sempre con estrema attenzione e prudenza.

L'inizio della discesa (Foto Maizan)

L'ingresso dell'Abisso della Volpe (Foto Maizan)