venerdì 9 maggio 2014

Lo sospettavamo da anni...

Dopo una piccola sosta di ripensamento, sono ripartiti nuovamente i lavori di scavo alla Luftlöch
E’ stato necessario ripristinare i tubi dell'aria che, a causa di numerose piene, avevano subito qualche danneggiamento. Abbiamo testato l'impianto elettrico e fatto lavorare un po’ il demolitore, opportunamente "tagliandato" dopo l'aver passato qualche settimana sotto acqua. 
Nei mesi precedenti ci sono state discese finalizzate alla manutenzione, al recupero dell’attrezzatura e, in occasioni delle piene, alla verifica del nuovo punto di scavo. Lunedì 5 maggio 2014, invece, ci siamo trovati in presenza di una situazione meteorologicamente "normale", nessun innalzamento delle acque profonde, nessun soffio o aspirazione, niente pioggia all’esterno.
Dopo aver messo qualche staffa per agevolare la discesa negli ultimi sette metri scavati a forza nella viva roccia, ci siamo accorti che alla base del nuovo ambientino trovato c’era un bel pozzangherone (chiamarlo laghetto sarebbe esagerato…). Un piccolo bacino d’acqua che chiudeva la via dell’aria verso i futuri ambienti, una sorta di sifoncino. 
Lo sospettavamo da anni e, nonostante il disagio derivato dal dover lavorare in "umido", non possiamo negare un minimo di soddisfazione per aver intuito già da qualche tempo la presenza di questo piccolo sifone pensile, senza averlo mai visto ma interpretando solamente il comportamento dell'aria durante le piene. 
In poche parole i segnali evidenti erano tre: 
- la cattiva qualità dell’aria nonostante le grandi cubature espulse; 
- il bilancio tra l’aria espulsa e quella aspirata, che invece di risultare pari a zero è sempre stato 
  maggiore in espulsione; 
- l'assenza di aria barica in profondità.
La presenza di un sifoncino era quindi la nostra risposta e, alla profondità di 250 m, il sifoncino è stato trovato. 
L'acqua in fase di rimonta è quasi sempre più veloce dell'acqua in fase calante.
Negli ambienti di profondità che ancora ci attendono, la pressione dell’aria durante la piena aumenta notevolmente, forzando l'aria attraverso il sifoncino, riempiendo d'acqua gli ultimi metri di scavo, generando l'effetto Blocher (vedi il post di data 2 febbraio 2013) e provocando flussi d’aria di oltre 100 km/h di velocità alla botola d’ingresso. 
In aspirazione le cose sono invece molto più calme e lente. La decompressione della caverna finale permette lo svuotamento “verso valle” del sifoncino solo per brevi momenti, creando una forte e ritmata aspirazione (non continua, ma a impulsi). 
Quando poi la forza aspirante generata dalla caverna in decompressione non riesce più a superare l’ostacolo formato dal sifoncino, la grotta principale (la Luftlöch) interrompe il flusso e, per raggiungere l’equilibrio, l’aria viene aspirata da chissà quali passaggi a noi sconosciuti. 
E proprio quest’aspirazione diffusa, probabilmente collegata a piccole fessure, a frane di fondo dolina o a grotte che mai vedranno la luce, che potrebbe influire sui valori di CO2 riscontrati all’interno della Luftlöch. 
Negli ultimi mesi i periodi di aspirazione sono aumentati, probabilmente a causa dei 7 m di stretta fessura che abbiamo allargato e che ora favoriscono il passaggio dell’aria.
Ultimo tassello, la mancanza di aria barica in profondità: è rilevabile all’ingresso, va perdendosi scendendo, sul fondo nulla... sempre per colpa del sifoncino. 
E' quasi come un giallo ma pian piano tutti i tasselli iniziano a combaciare. 
Siamo molto fiduciosi che una volta superato il sifoncino, inizieremo a rilevare non solo l’aria barica ma anche valori in aspirazione che saranno finalmente bilanciati con quelli di espulsione. 
Intanto gli scavi procedono. 

Scritto da Marco Restano