giovedì 31 luglio 2014

Articolo sul Timavo

L'attività speleologica si può sviluppare in molti modi. C'è chi esplora da -1000 in avanti, chi dedica il suo tempo allo studio di buchetti profondi una decina di metri, chi fotografa, chi misura, chi parte per paesi lontani e chi non s'allontana che di qualche chilometro. Tutti più o meno contenti e convinti che quella propria sia la "vera" speleologia. Si potrebbero fare molti discorsi teorici a proposito, ma la verità è solo una: un gruppo grotte, per funzionare, ha bisogno di tutti, di chi esplora, di chi fotografa, di chi misura, di chi parte e di chi rimane. Recentemente, su una prestigiosa rivista cittadina, sono stati messi a confronto due tipi di attività speleologica, con il risultato di innescare un'aspra polemica. Secondo me è un grave errore. Un giovane speleo atleticamente preparato sarà più attratto dagli abissi del Canin, una persona più matura si potrà dedicare con soddisfazione a scavi in Carso che impongono pazienza e dedizione, e forse può succedere anche il contrario. Chi può dire, però, quale delle due attività sia la migliore. Se la speleologia fosse un lavoro, il datore ci direbbe quali sono i programmi della giornata e tutti, volenti o dolenti, saremmo chiamati a seguire i piani preordinati. Siccome la speleologia è, invece, una delle attività più libere e non legate da vincoli ed impegni fra quelle di un più ampio volontariato (Ci avete mai pensato? Si fa fatica, si spendono soldi e tempo senza avere alcun ritorno economico, tutto solamente per passione. Più volontariato di questo...), chi può impormi cosa devo fare? O meglio, se obbligato ad un preciso tipo di attività, chi mi farebbe rimanere all'interno di un gruppo che decide arbitrariamente del mio tempo libero e di come devo spendere le mie energie?
Ognuno faccia quindi la "sua" speleologia, chi è "scienziato" studi ed elabori teorie. Chi è esploratore trovi nuovi passaggi e porti a casa tanti bei rilievi. Chi ha un'idea fissa, scavi, cerchi e apra nuove grotte. Chi ha meno tempo e meno energie dia una mano per quel che può. Il tutto sempre all'interno delle strategie di gruppo e di percorsi definiti e condivisi, ma sempre aperti all'interpretazione personale del singolo speleologo. Qual'è, quindi, la "vera" speleologia? Si tratta forse della domanda più inutile che possiamo porci in un momento di grande crisi, di uomini, di finanziamenti e di idee...

La SAS ha sempre affrontato la "sua" speleologia in maniera particolare, seguendo più la passione che il raziocinio, buttandosi spesso in progetti difficili che poi, nel tempo, hanno sempre dato grandi soddisfazioni. Dopo aver esplorato grotte in tutta Italia e oltre, l'elemento che caratterizza l'attuale fase di ricerca è quasi un ritorno alle origini. La speleologia è nata sul Carso con la ricerca dell'acqua di profondità e noi, da anni, abbiamo subito il fascino di questo antico richiamo.
Oggi i mezzi sono radicalmente cambiati. Sono migliorate le possibilità della ricerca scientifica ed anche le potenzialità esplorative hanno fatto passi da gigante. Così, è da un po' di tempo che ci occupiamo (ovviamente non in maniera esclusiva) del Timavo, del suo percorso ipogeo, delle grotte che dovrebbe attraversare, del modo in cui l'acqua - nei vari regimi idrici - si comporta all'interno dell'altipiano carsico. Recentemente, questo tipo di ricerca si è allargato in una collaborazione con gli amici sloveni ed è possibile che, mettendo insieme competenze, esperienze e capacità, si possa arrivare a nuovi ed interessantissimi risultati.

Tutto questo preambolo, in verità, è stato scritto per introdurre un bel articolo scritto dall'amico Rino Semeraro su Cronache Ipogee n. 6/2014 - bollettino online di speleologia del F.V.G. - intitolato "Timavo, mito della speleologia triestina tra filosofia di vita e ricerca: paradigmi da sciogliere".
Abbiamo molto apprezzato questo scritto perchè non solo parla di Timavo e dell'importanza delle ricerche che lo riguardano, ma anche perchè tratta di speleologia in generale, della situazione locale e dei gravi problemi che oggi l'affliggono. Un buon punto di vista scritto molto bene, come Rino riesce sempre a fare.

Chi è interessato può andare sul sito di Cronache Ipogee, oppure scaricare qui il PDF.

Scritto da Paolo Guglia