domenica 16 settembre 2012

Risorgiva del monte Sart

Per gli speleologi in cerca di nuove grotte, che siano esse in Carso o in montagna, rivestono importante ruolo le segnalazioni di villici, cercatori di funghi, cacciatori; ma spesso le informazioni sono inesatte, esagerate, talvolta infondate....
Invece in questa occasione Lorenzo Slama e Rocco Romano, investiti da un vento gelido, non potevano credere ai propri occhi....
La storia inizia due anni fa quando gli esploratori della Società Adriatica di Speleologia iniziano una mirata ricerca di nuove cavità nella zona del Bila Pec, sul massiccio del monte Canin. Dopo 60 metri di arrampicata in parete, all'interno di un ballatoio naturale, Lorenzo e Rocco scoprono un profondo abisso, denominato Rolo, che per ora raggiuge "solo" 700 metri di profondità, e nei dintorni altre grotte ancora in fase di esplorazione. Entusiasti degli importanti risultati, quest'estate le ricerche proseguono sul vicino Monte Sart, dove in una zona priva di cavità conosciute, la segnalazione di un cacciatore che vive nel paese di Tamaroz, nella Val Raccolana, incuriosisce i due speleologi.
Il cacciatore segnala infatti la presenza di una caverna a circa 800 metri di quota sul versante settentrionale del Sart, dalla quale fuoriesce un forte vento e talvolta un consistente getto d' acqua....
Iniziano le ricerche nella zona indicata, ma non si rinviene nulla, forse a causa del territorio impervio o perché la segnalazione, come spesso accade in questi casi, è difficilmente interpretabile. Ma la caparbietà premia gli esploratori e durante un'altra battuta di zona avviene un nuovo incontro casuale con il cacciatore, il quale, braccato dai due, dopo qualche momento di iniziale esitazione cede, accompagnando i due curiosi su per le balze del monte.
Dopo mezz'ora i volti dei due speleo iniziano a sbiancare, non hanno ancora visto nulla ma si ritrovano in un canalone investiti da una costante, gelida corrente d’aria di 5°C, che li lascia sconcertati dato che la temperatura esterna è di quasi 30°C.
Ancora venti metri d'arrampicata tra massi instabili, per scoprire che l'aria scaturisce da un portale di 8 metri per 6 d'altezza, e nessuna traccia di passaggio umano precedente alla loro. Un sogno speleologico....concluso subito dopo, con le batterie scariche dell'unica luce di cui disponevano.
La settimana successiva, assieme ad altri soci dell'Adriatica (e diverse batterie di ricambio!) Rocco e Lorenzo illuminano condotte formate dall'acqua, caverne, meandri, un torrente sotterraneo con laghi e cascate, per un totale di oltre 700 metri per piu' di 100 di dislivello positivo ed ancora tanto, tanto da esplorare...nel cuore del monte Sart.
"Abbiamo capito da subito l'importanza e l'eccezionalità della scoperta", commentano Lorenzo e Rocco, "in quanto in zona non vi sono altre cavità rilevate, e la grotta più simile in zona è il noto Fontanon di Goriuda, che drena le acque del monte Canin, ma che si trova ad alcuni chilometri di distanza. Questa nuova sorgiva che abbiamo appena iniziato ad esplorare è percorsa probabilmente da acque di un sistema di raccolta ancora tutto da delineare e delimitare.  Il problema maggiore da risolvere per le esplorazione è ora l'aggiramento di un lago lungo 18 metri che si trova a qualche centinaio di metri all'ingresso della grotta sorgiva e che, anche con poca pioggia, diventa sifonante, precludendo ogni possibilità d'avanzamento."
Alla risoluzione dell'inconveniente ci penserà la Sezione Scavi Walter Maucci, dell'Adriatica, che ormai negli anni si è specializzata in disostruzioni nel sottosuolo. "Abbiamo individuato un cunicolo", spiega Marco Restaino, "che opportunamente allargato e svuotato, diventerà il by pass per aggirare il lago. Ci vorranno diverse giornate di lavoro ma così facendo si eviterà d’immergersi nell'acqua gelida a 5°C sino al collo per arrivare nelle zone asciutte da dove proseguire le ricerche, e si avrà sempre una via di fuga libera e sicura in caso di piene improvvise, frequenti in questa tipologia di grotta". In previsione della stagione invernale si dovrà inoltre allestire un sicuro percorso di avvicinamento visto che nessun sentiero si accosta alla grotta e l’avanzamento lungo il canalone può rivelarsi pericoloso.
“Realizzato il bypass e facilitato l’avvicinamento” continua Marco “potranno proseguire le esplorazioni e, contemporaneamente, avviare una campagna di studi idrologici e geochimici per caratterizzare l’acqua di questa sorgente solo oggi individuata e delineare così il suo bacino di alimentazione. Ė questa infatti una necessità imprescindibile per la tutela del patrimonio idrico regionale e l’Adriatica di Speleologia è, sin dalla sua costituzione, impegnata in questo settore.
Noi speleologi con gran piacere sveliamo i segreti delle viscere della terra, ma sia le attrezzature che ci permettono di essere geografi del sottosuolo, sia le eventuali analisi dell'acqua, dell'aria e delle rocce, hanno dei costi, che coi fondi di cui disponiamo, non possiamo sobbarcarci.
Infatti si sta già predisponendo un protocollo di ricerca che sarà redatto con l’Università degli Studi di Trieste per ottimizzare la campagna di studi che sarà avviata a breve.”

Grande lago nei pressi dell'entrata (Foto Romano)
Gli esploratori Lorenzo e Rocco

Passaggio con canotto in un tratto allagato (Foto Maizan)