Forse
non tutti sanno che quest’anno anche l’Adriatica ha avuto il suo piccolo campo
in Canin, con lo scopo principale di esplorare in nuovo abisso trovato sopra
il ROLO a quota 1820 m s.l.m. e chiamato “The Dark Side Of The Real Bilapec”,
per gli amici solo REAL.
Hanno
partecipato al campo Rocco, Jenni, Mauri (in giornata) e Adriano Balzarelli (CGEB),
con la calorosa compagnia di Irene e Fabio gestori del rifugio Gilberti.
La
prima giornata è stata dedicata alla sistemazione dei 100 metri di corda in
parete, al trasporto del materiale all’ingresso e al disgaggio dell’attacco del
pozzo che dai secondi di caduta delle pietre incuteva rispettoso timore (17
secondi!).
Il
giorno dopo, purtroppo senza Mauri e il suo contributo, si ritorna all’attacco
del pozzo e con una rete metallica, cavi d’acciaio e poliuretano espanso si blocca
definitivamente la frana.
Il
terzo giorno, finalmente, arriva il momento di scendere il pozzone. Si fissa la
corda all’ingresso della strettoia e ci si cala per 5 m. Si procede attrezzando
la libera, frazionando ogni 20 metri per rendere la salita più comoda.
A
–60 m si arriva su un terrazzo costituito da enormi massi e, a 2 metri dal
fondo di questo, una breve condotta permette di affacciarsi sulla continuazione
del pozzo senza dover scendere sulla china franosa con il pericolo di far
cadere le tante pietre instabili.
Si
continua a scendere e gli ambienti si fanno sempre più grandi. Alla base del
pozzo, una china detritica blocca qualunque prosecuzione. Questo salto, alla fine, si dimostrerà profondo "solo" 120 m.
A
5 m da fondo, con un pendolo e una breve arrampicata, è possibile raggiungere,
però, una finestra che si affaccia su un pozzetto di 10 m e, successivamente,
su un altro di circa 20 m.
Come
sempre le cose facili finiscono presto e, alla base dell’ultimo salto, l’unica
prosecuzione è un meandrino alto 50, cm percorso da una piccola corrente
d’aria.
Tocca
a Jenni, alla sua seconda volta in Canin, infilarsi nell’angusto pertugio e lei,
presa da bramosia esplorativa, non indugia!
Rocco
e Adriano aspettano indicazioni in religioso silenzio, ma ben presto, presi da
rimorso e preoccupazione, si tuffano anch’essi nell’infido buco. Raggiunta
Jenni, si procede nell’esplorazione.
La
condotta è veramente stretta (50 x 30 cm) e si passa a fatica. Alla fine si esce
e ci si trova alla base di un pozzo.
L’unica
continuazione è uno stretto meandro: si tolgono le imbracature e ci s’infila per
vedere cosa aspettarsi la prossima uscita.
Per
fortuna il passaggio non si rivela troppo lungo e dopo 20 m circa si giunge su un
saltino di 8 m. Rimasti senza corde, non rimane che ritornare al rifugio Gilberti
a bere un buon vinello tanto desiderato.
Il
giorno dopo si decide di riposarsi un poco e si approfitta della bella giornata
per verificare qualche ingresso: il primo è un buco vicino a sella Bilapec
ostruito dalla neve, il secondo si trova in direzione di sella Ursic. Si decide
per quest’ultimo ma, una volta localizzato, troviamo una scritta battuta sulla
roccia “C.A.I. Varese”. Sembra che sia un buco visto negli anni 80-90, ma di
cui nessuno sa niente. La notevole quantità d’aria che aspira l’ingresso è
sintomo di buon auspicio.
Rocco
s’infila nella frana e si ritrova su un pozzo di circa 40 m. Con poca
attrezzatura, inizia le operazioni di armo e scende su una corda da 9 mm (in
verità arrampica in discesa per una ventina di metri) per poi risalire quando
il pozzo spalanca. Questa grotta si è rivelata molto interessante e sarà
sicuramente tra le future priorità!
La
giornata prosegue con una bella camminata sotto sella Ursic, dove si verifica
qualche buco: niente di particolarmente interessante ma la zona può celare delle
belle sorprese.
Il
quinto giorno si ritorna al REAL, con l’obiettivo di scendere l’ultimo pozzetto
visto e rilevare. Scendono Rocco e Jenni con poco materiale, mentre Adriano arriva
fino a –100 m per vedere una finestra a metà pozzo che però, data l’instabilità
di una frana, verrà controllata più avanti, in fase di disarmo. La condotta che tanto aveva
fatto penare la volta precedente, viene passata al meglio con l’esperienza acquisita,
mentre nel meandrino seguente, a causa dei sacchi, si patisce non poco.
Per
scendere il saltino, è necessario posizionare un fix a 45° perche non c’è modo
di far stare il trapano diritto!
Rocco
si cala e sul fondo trova una bella pozza con acqua e un piccolo torrentello
che prosegue in meandro. Questo viene affrontato in alto, in cerca di un punto
accessibile, ma non si passa! Bisogna impugnare nuovamente la mazzetta e con 10
minuti di lavoro si allarga la strettoia: oltre si spalanca un pozzone stimato
180-200 m.
Rocco
e Jenni ricominciano a salire rilevandosi tutta la grotta e all’uscita li
aspetta l’amico Adriano, con cui c’è ancora una giornata da condividere.
Per
quanto riguarda l’ultimo giorno, c’è minaccia di pioggia e quindi si decide per
una battuta di zona in cima al Bilapec.
Si
punta subito a dei buchi già individuato dal basso, ma raggiungerli si rivela
più complicato del previsto. Si raggiunge, quindi, l’orlo del paretone, dove
Adriano individua un pozzo promettente.
Si
tratta di un salto profondo una ventina di metri posizionato proprio sul ciglio
e, infatti, una finestra in parete illumina a giorno il fondo del pozzo, che
però chiude in maniera inesorabile. Peccato!
Si
risalgono i pendii erbosi e così è possibile individuare un karen con delle
correnti d’aria anomale: si spostano subito dei massi incastrati ma il lavoro
di disostruzione si rivela parecchio complicato e quindi viene rimandato a
futuro.
Proprio
alla fine, mentre si decide di ritornare, una piccola macchia scura in un
canalino incuriosisce Rocco, ed effettivamente qualcosa c’è. Solito lavoro di
sbancamento e finalmente si apre un pozzo profondo circa 15 m. Non abbiamo
corde, quindi… si ritornerà.
Non
mancherà certo l’attività nei prossimi anni.
Vedi anche le notizie pubblicate
in data 22/07/2012 e 29/07/2012.