Per gli speleologi in
cerca di nuove grotte, che siano esse in Carso o in montagna, rivestono
importante ruolo le segnalazioni di villici, cercatori di funghi, cacciatori;
ma spesso le informazioni sono inesatte, esagerate, talvolta infondate....
Invece in questa occasione Lorenzo Slama e Rocco Romano, investiti da un vento
gelido, non potevano credere ai propri occhi....
La storia inizia due
anni fa quando gli esploratori della Società Adriatica di Speleologia iniziano
una mirata ricerca di nuove cavità nella zona del Bila Pec, sul massiccio del
monte Canin. Dopo 60 metri di arrampicata in parete, all'interno di un ballatoio
naturale, Lorenzo e Rocco scoprono un profondo abisso, denominato Rolo, che per
ora raggiuge "solo" 700 metri di profondità, e nei dintorni altre
grotte ancora in fase di esplorazione. Entusiasti degli importanti risultati,
quest'estate le ricerche proseguono sul vicino Monte Sart, dove in una zona
priva di cavità conosciute, la segnalazione di un cacciatore che vive nel paese
di Tamaroz, nella Val Raccolana, incuriosisce i due speleologi.
Il cacciatore segnala infatti la presenza di una caverna a circa 800 metri di
quota sul versante settentrionale del Sart, dalla quale fuoriesce un forte
vento e talvolta un consistente getto d' acqua....
Iniziano le ricerche nella zona indicata, ma non si rinviene nulla, forse a
causa del territorio impervio o perché la segnalazione, come spesso accade in
questi casi, è difficilmente interpretabile. Ma la caparbietà premia gli
esploratori e durante un'altra battuta di zona avviene un nuovo incontro
casuale con il cacciatore, il quale, braccato dai due, dopo qualche momento di
iniziale esitazione cede, accompagnando i due curiosi su per le balze del
monte.
Dopo mezz'ora i volti dei due speleo iniziano a sbiancare, non hanno ancora
visto nulla ma si ritrovano in un canalone investiti da una costante, gelida
corrente d’aria di 5°C, che li lascia sconcertati dato che la temperatura
esterna è di quasi 30°C.
Ancora venti metri d'arrampicata tra massi instabili, per scoprire che l'aria
scaturisce da un portale di 8 metri per 6 d'altezza, e nessuna traccia di
passaggio umano precedente alla loro. Un sogno speleologico....concluso subito
dopo, con le batterie scariche dell'unica luce di cui disponevano.
La settimana successiva, assieme ad altri soci dell'Adriatica (e diverse
batterie di ricambio!) Rocco e Lorenzo illuminano condotte formate dall'acqua,
caverne, meandri, un torrente sotterraneo con laghi e cascate, per un totale di
oltre 700 metri per piu' di 100 di dislivello positivo ed ancora tanto, tanto
da esplorare...nel cuore del monte Sart.
"Abbiamo capito da subito l'importanza e l'eccezionalità della
scoperta", commentano Lorenzo e Rocco, "in quanto in zona non vi sono
altre cavità rilevate, e la grotta più simile in zona è il noto Fontanon di
Goriuda, che drena le acque del monte Canin, ma che si trova ad alcuni chilometri
di distanza. Questa nuova sorgiva che abbiamo appena iniziato ad esplorare è
percorsa probabilmente da acque di un sistema di raccolta ancora tutto da
delineare e delimitare. Il problema
maggiore da risolvere per le esplorazione è ora l'aggiramento di un lago lungo
18 metri che si trova a qualche centinaio di metri all'ingresso della grotta
sorgiva e che, anche con poca pioggia, diventa sifonante, precludendo ogni
possibilità d'avanzamento."
Alla risoluzione dell'inconveniente ci penserà la Sezione Scavi Walter Maucci,
dell'Adriatica, che ormai negli anni si è specializzata in disostruzioni nel
sottosuolo. "Abbiamo individuato un cunicolo", spiega Marco Restaino,
"che opportunamente allargato e svuotato, diventerà il by pass per
aggirare il lago. Ci vorranno diverse giornate di lavoro ma così facendo si
eviterà d’immergersi nell'acqua gelida a 5°C sino al collo per arrivare nelle
zone asciutte da dove proseguire le ricerche, e si avrà sempre una via di fuga
libera e sicura in caso di piene improvvise, frequenti in questa tipologia di
grotta". In previsione della stagione invernale si dovrà inoltre allestire
un sicuro percorso di avvicinamento visto che nessun sentiero si accosta alla
grotta e l’avanzamento lungo il canalone può rivelarsi pericoloso.
“Realizzato il bypass e
facilitato l’avvicinamento” continua Marco “potranno proseguire le esplorazioni
e, contemporaneamente, avviare una campagna di studi idrologici e geochimici
per caratterizzare l’acqua di questa sorgente solo oggi individuata e delineare
così il suo bacino di alimentazione. Ė questa infatti una necessità
imprescindibile per la tutela del patrimonio idrico regionale e l’Adriatica di
Speleologia è, sin dalla sua costituzione, impegnata in questo settore.
Noi speleologi con gran
piacere sveliamo i segreti delle viscere della terra, ma sia le attrezzature
che ci permettono di essere geografi del sottosuolo, sia le eventuali analisi
dell'acqua, dell'aria e delle rocce, hanno dei costi, che coi fondi di cui
disponiamo, non possiamo sobbarcarci.
Infatti si sta già
predisponendo un protocollo di ricerca che sarà redatto con l’Università degli
Studi di Trieste per ottimizzare la campagna di studi che sarà avviata a
breve.”
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Grande lago nei pressi dell'entrata (Foto Romano) |
+e+Rocco+Romano+(dx).JPG) |
Gli esploratori Lorenzo e Rocco |
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Passaggio con canotto in un tratto allagato (Foto Maizan) |