La
Società Adriatica di Speleologia è impegnata, oramai da vari anni, nel
monitoraggio di varie grotte soffianti. Si tratta di procedere in
osservazioni
precise, effettuate in stretto ordine cronologico, alle imboccature di
alcune
cavità (e non solo) al fine di verificare come queste si comportino in
occasione degli eventi di piena del Timavo sotterraneo.
Come
risaputo, le
grotte in diretto collegamento con il fiume Timavo ipogeo (o meglio con
i suoi dreni
principali) hanno tutte una caratteristica comune. Dopo intense piogge,
che
magari perdurano per più giorni, iniziano ad emettere - per periodi
limitati di
tempo - potenti soffi d’aria. Una grotta che non presenta questi flussi
d’aria,
pur raggiungendo il livello delle acque di base, o non arriva al fiume
oppure,
anche arrivando al fiume, non possiede grandi caverne finali.
La
SAS è dall’anno 2000 che sta portando avanti le sue indagini e ad ogni
piena
significativa del fiume, in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora, c’è
qualcuno
che procede alla misurazione della velocità dell’aria in uscita dalle
grotte, e
che riporta i dati di attivazione, di inversione e di cessazione dei
soffi
timavici.
Non
leggeri e flebili movimenti d’aria di origine barica o convettiva, ma
potenti
soffi che fuoriescono dagli ingressi con velocità che possono
raggiungere i 180
km/h.
I
risultati parziali delle nostre osservazioni sono stati riassunti nella
relazione
intitolata “Un’idea
controcorrente. Dopo
l’erosione inversa… la Piena Inversa…”, di Marco Restaino
(con il
contributo di Paolo Guglia), liberamente scaricabile dal sito della
nostra società
all’indirizzo: http://www.sastrieste.it/SitoSAS/Pubblicazioni/La Piena
Inversa.pdf.
Pur
avendo attivato vari sistemi di misurazione quantitativa delle portate
d’aria
presenti all’imboccatura delle varie cavità, per il momento vengono
considerati
solamente i dati comparativi del comportamento delle varie bocche
monitorate
negli stessi intervalli di tempo. Si tratta quindi di semplici
osservazioni, ma
che permettono di descrivere sempre più lo sviluppo di un fenomeno
complesso e
particolare.
Le
grotte oggetto del monitoraggio sono state le seguenti: abisso di
Trebiciano
(n. 17 VG), grotta Luftloch (n. 6442 VG), pozzo c/o il casello
ferroviario di
Fernetti (n. 87 VG), abisso della Volpe (n. 155 VG) e grotta
Meravigliosa di
Lazzaro Jerko ( n. 4737 VG). In alcune particolari occasioni sono state
visitate e controllate anche il pozzo presso il Casello ferroviario di
Fernetti
(n. 2702 VG), la grotta della Borraccia (n. 79) e la Brezno
V Stršinkni Dolini (posta presso Orlek, in territorio
sloveno).
Come
già indicato, non sono state controllate sole grotte, ma anche alcuni
punti
soffianti, come la cosiddetta dolina dei Sette Nani (o dolina
del Rekka), per la quale abbiamo preso contatti con il
proprietario e stiamo concordando le modalità per avviare uno scavo.
L’attività
di monitoraggio non è facile, in quanto bisogna intervenire solamente
in occasione
di accertate piene del Timavo superiore (Reka),
e solo quando tali fenomeni raggiungono certe caratteristiche di
portata e di andamento
nel tempo. In caso contrario, ogni eventuale verifica risulterebbe non
significativa.
Nella
relazione che state leggendo, non vogliamo riportare alcun risultato
definitivo
e nemmeno il resoconto di tutti gli anni di osservazioni, ma intendiamo
riferire
la cronaca di una recente giornata di lavoro, una giornata come tante
altre,
secondo gli schemi operativi che abbiamo seguito a partire dal 2000.
In
particolare, si vuole descrivere il lavoro eseguito all’interno
dell’Abisso
della Volpe, profonda cavità composta da un unico pozzo di 180 m, nella
quale
qualcuno ha indicato vi sia una fessura che, in una particolare
situazione, ha
presentato evidenti e forti correnti d’aria. Sulla scheda catastale è
scritto
infatti: “Sul fondo, quasi piatto, non vi
sono concrete prospettive di proseguimento ed a tutt'oggi la cavità non
ha
permesso la scoperta di nuovi vani sotterranei, la cui esistenza è però
probabile per alcuni indizi significativi e per considerazioni
riguardanti
l'ubicazione dell'abisso in rapporto ad altre cavità e punti soffianti,
palesemente in relazione con l'acqua sotterranea e le piene del Timavo.
Soltanto un più accurato esame del pozzo interno, esame esteso a tutto
il suo
perimetro e sviluppo verticale, potrà chiarire ogni interrogativo e
portare
forse a sensazionali scoperte”.
Indagini
nell’abisso
La
società Adriatica di Speleologia ha iniziato precise indagini nella
cavità n. 155
VG già nel 2000, individuando alcune finestre e delle fessure - tutte
impraticabili - che potevano condurre a possibili prosecuzioni.
A
tale scopo la grotta, nello stesso anno, è stata lasciata armata per un
certo
periodo, ma il furto delle corde e del materiale d’armo da parte di
qualche
“amico” speleologo ha interrotto quel ciclo di ricerche.
Siamo
però ritornati in questa cavità varie altre volte, cercando di essere
presenti al
suo interno in occasione di qualche piena, ma senza risultati
apprezzabili. Convinti
dell’importanza rivestita da questo abisso, abbiamo predisposto, nella
primavera del 2011, un preciso protocollo di intervento, che prevedeva
la
visita immediata della grotta non appena si verificassero certe
condizioni
precise nel Timavo superiore (Reka). Abbiamo
atteso con impazienza che dette condizioni si presentassero, ma
nell’anno in
corso, a causa delle scarse precipitazioni, sono state accertate e
monitorate
solamente quattro piene. In particolare, sono state osservate quelle di
data 11
gennaio, 17 marzo, 8 giugno e 27 ottobre, ma tutte sono risultate o di
scarsa
intensità o di durata troppo breve.
Le
condizioni attese si sono alla fine presentate in data 17 dicembre
2011. Alla
mezzanotte del giorno 16 la portata del Timavo superiore presso le
grotte di
San Canziano era di soli 4 mc/s. Alle ore 6.30 del giorno 17, a causa
di una
violenta precipitazione, la portata saliva repentinamente a 36,1 mc/s,
per
giungere a 50,8 mc/s alle ore 12.00. Per
avere un indiscutibile riscontro, è stata controllata la portata
dell’aria in
uscita dalla grotta Meravigliosa di Lazzaro Jerko, che ha presentato
flussi
iniziali a 60 km/h e una punta massima registrata alle ore 10.30, con
valori di
velocità pari a 110 km/h (in presenza di una sezione d’uscita di 15x15
cm).
La
grotta Lazzaro Jerko dista in linea d’aria dall’abisso della Volpe
circa un
chilometro, per cui rappresenta sicuramente un riferimento preciso ed
attendibile.
Alle
ore 7.00 la squadra era già scesa nel profondo pozzo e sono state così
controllate
tutte le fessure precedentemente viste, in particolar modo quelle poste
alla
profondità di 130-150 m. E’
stato anche utilizzato un telone di nailon, al fine di accertare
eventuali
fuoriuscite sul fondo del pozzo. Le
condizioni erano finalmente quelle ottimali, tutte le grotte timaviche
avevano
innescato i loro potenti soffi, ma all’Abisso della Volpe non abbiamo
trovato
alcuna presenza d’aria, se non una leggera corrente ascensionale alla
profondità di 80 m, dovuta probabilmente ad un semplice “giro d’aria”
innescato
dalle differenze di temperatura fra esterno ed interno della grotta.
Questo
significa che l’abisso della Volpe, almeno alla luce delle attuali
osservazioni, non è direttamente collegato al corso sotterraneo del
fiume
Timavo, oppure è privo di grandi ambienti di profondità, oppure ancora
questi
ambienti si aprono ad una quota tale da innescare soffi d’aria in
maniera
completamente anomala rispetto alle altre grotte monitorate.
A
completamento delle osservazioni effettuate sabato 17 dicembre, è stata
monitorata l’aria alla grotta Luftloch, che ha presentato un valore
massimo di
70 km/h alle ore 15.00 (in presenza di una sezione d’uscita di 10x10
cm). Da
segnalare che nello stesso momento (ore 15.00) l’abisso di Trebiciano
aveva un soffio ancora
debole, con andamento
in crescita, ma limitato a soli 40 km/h (in presenza di una sezione
d’uscita di
10x10 cm). Stesso risultato hanno dato anche le misurazioni alla dolina
dei
Sette Nani.
Il
comportamento delle grotte, che vede l’innescarsi dei soffi d’aria da
valle
verso monte (la prima grotta che si attiva è la Lazzaro Jerko, seguita
poi
dalla 87 VG, dalla Luftloch, dalla dolina dei Sette Nani e dall’abisso
di
Trebiciano) ha confermato - una volta di più - le numerose osservazioni
già
fatte in tal senso.
Un’ultima
notizia da riportare riguarda la percentuale di ossigeno presente
nell’aria in
uscita dalle varie cavità. Mentre alla grotta Meravigliosa di Lazzaro
Jerko,
all’87 VG e all’abisso di Trebiciano la percentuale è risultata normale
e si
aggirava attorno al 20%, la Luftloch e la dolina dei Sette Nani hanno
confermato
la loro eccezione, con valori pari al 16,3% nella prima e al 16,6%
nella
seconda.
Si
stanno ancora valutando le motivazioni di tale riduzione di ossigeno
nell’aria
interna di queste due grotte e la situazione non è stata ancora
completamente
chiarita, ma è probabile che il fenomeno sia da collegare alla
discarica RSU presente nelle immediate vicinanze dei due punti in
questione.
Vogliamo in questa sede evidenziare una "strana" circostanza
collegata
alle esplorazioni dell’abisso della Volpe. Come
sopra evidenziato, la Società Adriatica di Speleologia ha avviato una
campagna di
monitoraggio delle grotte timaviche presenti sul Carso Triestino a
partire
dall’anno 2000. Varie
sono state le cavità interessate dalle ricerche, e fra queste appare -
come già
indicato - anche l’abisso della Volpe (n. 155 VG). Tralasciando le
varie discese
effettuate nel passato alla ricerca della “mitica” fessura dalla quale
avrebbe
dovuto fuoriuscire una forte corrente d’aria in occasione delle piene
del
Timavo, ci limiteremo a evidenziare come nel corso del corrente anno si
sia
dato il via ad un preciso progetto di ricerca riguardante proprio
questa
grotta. A
tale proposito è stato riportata sul sito della SAS (vedi pagina NEWS 2011), in data 29
maggio 2011, una comunicazione dove
si indicava: “E’ stata
recentemente
avviata una campagna di ricerche che vedrà la nostra società impegnata
nel
monitoraggio della grotta denominata Abisso della Volpe (n. 100/155
VG). In
questa cavità ad andamento verticale, nell’anno 1954, è stata notata
una forte
corrente d’aria che fuoriusciva da una fessura. A causa della discesa
effettuata allora con le scale, non è stato possibile raggiungere tale
pertugio
ed in seguito, molti hanno cercato il passaggio, ma finora senza alcun
risultato. Siccome la SAS è impegnata da vari anni in un ciclo di
osservazioni
che riguardano tutte le grotte “timaviche”, ovvero quelle interessate
da
potenti soffi d’aria che si sprigionano in occasione delle piene del
fiume, è
stato deciso di inserire anche la “Volpe” in questo piano complessivo
di
indagine, approfittando il più possibile delle poche ore in cui il
fenomeno del
“respiro timavico” si fa sentire. Si procederà ad un nuovo armo con
fittoni e
non si esclude di realizzare un sistema di chiusura del pozzo (nel suo
punto
più stretto) in modo da poter attivare, con apposite attrezzature,
delle
correnti d’aria forzate che dovrebbero evidenziare eventuali
prosecuzioni. Lo
sviluppo delle indagini sarà prontamente riportato sulle pagine del
sito.”
Purtroppo,
come già evidenziato, i fenomeni di piena riscontrabili nel 2011 sono
stati di
scarsa intensità, per cui si è rimasti in attesa del momento opportuno
per
avviare le indagini previste.
Ha
quindi destato particolare stupore la notizia apparsa sul sito
Scintilena in
data 25 novembre 2011, intitolata
“La Commissione Grotte E. Boegan insegue
il Timavo all’Abisso della Volpe”. Il
testo riportava tra l’altro “Si
arma
tutto il pozzo in doppia campata, si scende fino alla quota esatta […].
Illuminatore alla mano, carichi di emozione, individuamo quella che
sarà la
prossima via per raggiungere il Timavo. Sappiamo che non sarà facile,
sappiamo
che Lui cercherà di difendersi ancora, ma adesso aspettiamo le piogge,
tante
piogge, che speriamo facciano di nuovo, dopo tanti anni, soffiare
ancora quella
finestra”.
A
questo punto abbiamo pensato che il problema potesse essere dovuto alla
mancata informazione, che forse non tutti (ovviamente…) avevano visitato il
nostro
sito e letto la nostra comunicazione, quindi abbiamo informato la
Commissione
Grotte che nella cavità in questione ci stavamo già lavorando noi da più
anni, e
che lo abbiamo anche chiaramente scritto in un comunicato pubblico
datato sei
mesi prima.
Con
ancora più stupore abbiamo accolto la risposta, nella quale si afferma “Per noi questa storia è nata un
po' per
caso, e mettere assieme l'entusiasmo di giovanissimi e meno giovani per
raggiungere un obbiettivo così ambizioso è un'avventura meravigliosa
anche dal
punto di vista umano, in un momento di crisi dei valori come quello in
cui stiamo
vivendo. Se riusciremo o meno nella nostra impresa è ancora
un'incognita, noi
ce la metteremo tutta, ma sicuramente saremo riusciti a trasmettere a
dei
ragazzi di 15-17 anni la passione che ha mosso grandi uomini prima di
noi. E io
sento il dovere morale di continuare in questa direzione”.
La conclusione
è ancora più chiara: “E
poi, in fondo in
fondo, io credo che chi detterà le leggi alla fine sarà sempre il
Timavo.
Quando sarà il momento deciderà a chi aprire la via, forse a noi, forse
a voi,
forse anche a qualche generazione futura, ma può anche essere che la
strada
rimanga avanti sbarrata. Chi vivrà vedrà!”.
Noi
eravamo convinti che certi comportamenti caratteristici del passato e di una
certa
speleologia litigiosa fossero completamente
superati, ma ci sbagliavamo.
Diciamo che
questo avvenimento servirà solamente ad aumentare il nostro impegno e
la nostra
serietà, e se altri amici speleo riterranno che il nostro lavoro non
sia
degno di considerazione, … alla fine è un problema che non ci riguarda.
Concludiamo
queste brevi considerazioni avvertendo tutti gli speleologi che la
grotta
denominata abisso della Volpe (n. 155 VG) è una cavità estremamente
pericolosa,
in quanto le pareti - a varie profondità - presentano ingenti quantità
di
materiali instabili. Qualsiasi esplorazione, sia essa effettuata per
semplice
svago o per più impegnative ricerche di prosecuzioni, deve essere
quindi svolta
sempre con estrema attenzione e prudenza.
L'inizio della discesa (Foto Maizan) |
L'ingresso dell'Abisso della Volpe (Foto Maizan) |