Dopo una piccola sosta di ripensamento, sono ripartiti
nuovamente i lavori di scavo alla Luftlöch.
E’ stato necessario ripristinare i tubi dell'aria che,
a causa di numerose piene, avevano subito qualche danneggiamento. Abbiamo
testato l'impianto elettrico e fatto lavorare un po’ il demolitore,
opportunamente "tagliandato" dopo l'aver passato qualche settimana
sotto acqua.
Nei mesi precedenti ci sono state discese finalizzate
alla manutenzione, al recupero dell’attrezzatura e, in occasioni delle piene,
alla verifica del nuovo punto di scavo. Lunedì 5 maggio 2014, invece, ci siamo trovati in
presenza di una situazione meteorologicamente "normale", nessun
innalzamento delle acque profonde, nessun soffio o aspirazione, niente pioggia
all’esterno.
Dopo aver messo qualche staffa per
agevolare la discesa negli ultimi sette metri scavati a forza nella viva roccia,
ci siamo accorti che alla base del nuovo ambientino trovato c’era un bel pozzangherone
(chiamarlo laghetto sarebbe esagerato…). Un piccolo bacino d’acqua che chiudeva
la via dell’aria verso i futuri ambienti, una sorta di sifoncino.
Lo sospettavamo da anni e, nonostante il
disagio derivato dal dover lavorare in "umido", non possiamo negare
un minimo di soddisfazione per aver intuito già da qualche tempo la presenza di
questo piccolo sifone pensile, senza averlo mai visto ma interpretando
solamente il comportamento dell'aria durante le piene.
In poche parole i segnali evidenti erano
tre:
- la cattiva qualità dell’aria nonostante
le grandi cubature espulse;
- il bilancio tra l’aria espulsa e quella
aspirata, che invece di risultare pari a zero è sempre stato
maggiore in espulsione;
- l'assenza di aria barica in profondità.
La presenza di un sifoncino era quindi la
nostra risposta e, alla profondità di 250 m, il sifoncino è stato trovato.
L'acqua in fase di rimonta è quasi sempre
più veloce dell'acqua in fase calante.
Negli ambienti di profondità che ancora ci
attendono, la pressione dell’aria durante la piena aumenta notevolmente,
forzando l'aria attraverso il sifoncino, riempiendo d'acqua gli ultimi metri di
scavo, generando l'effetto Blocher (vedi il post di data 2 febbraio 2013) e
provocando flussi d’aria di oltre 100 km/h di velocità alla botola d’ingresso.
In aspirazione le cose sono invece molto
più calme e lente. La decompressione della caverna finale permette lo
svuotamento “verso valle” del sifoncino solo per brevi momenti, creando una
forte e ritmata aspirazione (non continua, ma a impulsi).
Quando poi la forza aspirante generata
dalla caverna in decompressione non riesce più a superare l’ostacolo formato
dal sifoncino, la grotta principale (la Luftlöch) interrompe il
flusso e, per raggiungere l’equilibrio, l’aria viene aspirata da chissà quali passaggi
a noi sconosciuti.
E proprio quest’aspirazione diffusa,
probabilmente collegata a piccole fessure, a frane di fondo dolina o a grotte
che mai vedranno la luce, che potrebbe influire sui valori di CO2
riscontrati all’interno della Luftlöch.
Negli ultimi mesi i periodi di aspirazione
sono aumentati, probabilmente a causa dei 7 m di stretta fessura che
abbiamo allargato e che ora favoriscono il passaggio dell’aria.
Ultimo tassello, la mancanza di aria
barica in profondità: è rilevabile all’ingresso, va perdendosi scendendo, sul
fondo nulla... sempre per colpa del sifoncino.
E' quasi come un giallo ma pian piano tutti i tasselli
iniziano a combaciare.
Siamo molto fiduciosi che una volta
superato il sifoncino, inizieremo a rilevare non solo l’aria barica ma anche valori
in aspirazione che saranno finalmente bilanciati con quelli di espulsione.
Intanto gli scavi procedono.
Scritto da Marco Restano