domenica 19 maggio 2013

Visita alla Vilenica

Per il 50° anniversario della riapertura al pubblico della grotta Vilenica, presso Lokev (Corgnale), il locale gruppo speleologico ha previsto diversi eventi per festeggiare degnamente la ricorrenza.
In particolare, sabato 18 maggio è stato organizzato un Workshop tematico per adulti e bambini, gestito dallo Speleovivarium "Erwin Pichl" della Società Adriatica di Speleologia. Sono stati proposti modelli ed esperimenti a descrizione dei fenomeni carsici, affrontando vari argomenti come l'idrologia, la formazione delle grotte e la fauna ipogea.
Completate le attività divulgative, abbiamo avuto la possibilità di effettuare una visita "personalizzata" alla grotta turistica, che si è rivelata una cavità veramente interessante e ricca di magnifiche concrezioni.
Un grazie, quindi, al Jamarsko Družana e all'instancabile guida Federica Papi

Un momento degli esperimenti divulgativi (Foto Guglia)
Una vista della caverna terminale (Foto Guglia)
Il gruppo SAS (Foto Maizan)


mercoledì 27 febbraio 2013

In Massoneria si parla di speleologia

La Società Adriatica di Speleologia si fa notare ancora.
Infatti, vuoi per la giovinezza ed il carisma dei suoi membri, vuoi per la qualità del suo operato, è stata invitata più volte ed in svariati ambienti, a presentare il documentario della National Geographic “Alla Ricerca del Fiume Nascosto” (regista Tullio Barnabei), alla quale realizzazione ha partecipato.
Questa volta però, martedì 19 febbraio, alle ore 20, la consueta presentazione, si è tenuta in uno degli ambienti più particolari di Trieste: l’ “Associazione Ricerche Storiche espressione del Rito Scozzese Antico ed Accettato” presso il Circolo Gymnasium, in Corso Umberto Saba.
Ma qual è il nesso, ci si chiederà, tra l’ARS, il documentario e, soprattutto, l’Adriatica?
E come hanno fatto questi giovani e volenterosi “Grottenarbaiter”, ad inserirsi ed a far sentire la propria voce anche in questa ristretta cerchia di persone?
L’Associazione Ricerche Storiche è, come si autodefinisce, “un gruppo di uomini liberi da ogni pregiudizio che, ripudiando ogni concezione astratta e dogmatica, intendono affrontare le loro ricerche con criteri strettamente storici, nei campi più diversi”.
Ed ecco il collegamento.
La ricerca del Timavo, obiettivo perpetuato con passione e perseveranza dalla Società Adriatica, è una “ricerca storica”, ma non solo: essa è un concetto intrinseco di simbolismi ed ancestrali significati; il Fiume Nascosto, con le sue acque pure e tumultuose, è metafora non solo di Vita ma, soprattutto, di Valori Umani, di Verità e di Conoscenza, ormai celati nell’oscurità della nostra cinica società, dedita e fedele all’intolleranza ed alle discriminazioni.
La serata è stata introdotta da Giuseppe Antonione dell’ARS: con un breve ma ricercato discorso, permeato d’orgoglio triestino, l’uomo ha delucidato ai presenti, soprattutto a chi di Timavo e grotte non è un esperto, i temi principali del documentario e le motivazioni che spingono arditi speleologi a calarsi nelle viscere della Terra.
Citando un’emblematica espressione alchemica “Visita l’interno della Terra e, rettificando, troverai la Pietra Nascosta”, conclude e passa la parola al produttore del documentario in questione.
Michele Milossi, fondatore della casa di produzione “Fantastificio” di Trieste, ha partecipato attivamente alle riprese del film e presa parola, ricordando le immense fatiche per trasportare le tonnellate di materiale per decine di chilometri di pozzi e gallerie ipogei, ha ringraziato profondamente tutti gli speleologi che hanno aiutato a compiere quest’immensa impresa.
Anch’egli ha concluso il suo discorso con un’espressione paradigmatica, sicuramente sentita e condivisa da tutti gli speleologi: “La speleologia è una disciplina meravigliosa ed incomprensibile; in nessun luogo faticherai quanto in grotta, ma è una fatica sana, che fa bene allo Spirito.”
Conclusasi la presentazione del film, tra plausi ed espressioni compiaciute, ha preso, finalmente, la parola il protagonista della serata: Marco Restaino.
Marco Restaino, classe 1983, massone e membro della Società Adriatica di Speleologia, è uno dei più giovani ed attivi ricercatori del Timavo.
Tra i protagonisti del film della National Geographic, sa far parlare di sé in svariati ambiti ed a quanto pare, si sta facendo notare non solo nell’ambiente speleologico, ma anche in situazioni autorevoli come l’Associazione Ricerche Storiche, realtà triestina del culto massonico.
Grazie alla sua famigliarità con i “fratelli” presenti ed alla sua risaputa cultura riguardante il Reka, ha sapientemente illustrato il suo punto di vista nei confronti degli argomenti del documentario, dedicandosi non tanto alla parte puramente prosaica del tema, ma incentrandosi sulle persone che indirizzano la propria vita a cercare e studiare il Fiume Nascosto.
-La parola chiave della serata è “Ricerca”- spiega Restaino – intesa non solo come ricerca pratica delle Acque, ma come “Ricerca” di sé stessi e della Verità insita in ognuno di noi.
La grotta non dev’essere vista come uno spazio oscuro, saturo di pericoli e fatica; essa è un luogo solenne, un perfetto gabinetto di riflessione naturale.-
La serata si è conclusa in un clima di letizia e fratellanza; i presenti sono tornati a casa con il cuore più leggero, sicuri del fatto che esistono ancora dei giovani per i quali la Passione è la fiamma ed il motore dell’intelletto e della vita stessa, e che rappresentano con onestà e decoro i principi che l’Associazione Ricerche Storiche e la Società Adriatica di Speleologia portano avanti.

(Testo di Giorgia de Colle)

Un momento della serata divulgativa

Wassergalleria a Longera

In data 27 gennaio 2013 avevamo pubblicato la notizia relativa al ritrovamento di una galleria artificiale nella zona di Longera, cavità rintracciata in seguito alla segnalazione di un'abitante del luogo.
Dopo un breve scavo era stata localizzata, infatti, una gettata in cemento nella quale si apriva un piccolo foro, che aveva permesso di vedere come effettivamente ci fosse un ambiente sotterraneo accuratamente murato e ostruito.
E' stato necessario un po' di lavoro con il demolitore, ma alla fine siamo potuti entrare nella galleria. Si tratta di un cunicolo luingo complessivamente 25 m che, al suo ingresso, presenta ingenti lavori di chiusura e irrobustimento. La parte interna, invece, non è rivestita e si presenta realizzata nella nuda roccia. E' da segnalare anche la presenza di infiltrazioni e gocciolamenti di acqua.
L'analisi del manufatto ha portato a queste conclusioni: si tratta quasi sicuramente di un cunicolo scavato nella roccia marnoso/arenacea a fini idraulici (wassergalleria), per raccolgiere la poca acqua presente all'interno degli strati impermeabili del terreno. In seguito, nel corso della seconda guerra mondiale, la galleria è stata attrezzata, all'entrata, con delle strutture in cemento armato, e quindi utilizzata quale ricovero antiaereo.

Ritrovamenti di questo tipo risultano sempre estremamente interessanti e dimostrano come si possano fare ancora importanti scoperte in un terriotrio, quello triestino, che può riservare ancora molte sorprese.
I dati della cavità verranno quanto prima consegnati al Catasto Cavità Artificiali SSI del Friuli Venezia Giulia.




domenica 24 febbraio 2013

Hells Bells Speleo Award 2013

La serata del 21 febbraio 2013 ha visto lo svolgimento a Trieste dell'iniziativa intitolata Hells Bells Speleo Award 2013, concorso cinematografico dedicato al documentario di speleologia. 
L'Adriatica ha partecipato con due lavori: Proteus Evolution di Edgardo Mauri e Luftlocher di Massimiliano Blocher.
La serata ha permesso di visionare interessanti filmati, alcuni anche molto validi.
Non abbiamo avuto nessun riconoscimento, ma alla fine non era questo l'obbiettivo, anche considerando che con Proteus Evolution avevamo appena vinto un premio internazionale.
Forse l'unico commento da farsi è relativo alle tipologie di appartenenza dei filmati presentati. Alcuni sono prodotti dal taglio professionale, realizzati con attrezzature e tecnologie di alto livello. Altri sono invece frutto dell'entusiasmo di dilettanti, che mettono in gioco la loro originalità con mezzi ridottissimi. Forse prevedere due categorie distinte non sarebbe un'idea malvagia.

lunedì 18 febbraio 2013

La SAS su RAI 3

Il tutto si è svolto in tempi brevissimi. Martedì siamo stati contattati dal giornalista di RAI 3 Mario Rizzarelli per vedere se era possibile fare delle riprese all'interno dei Sotterranei dei Gesuiti, sotto la chiesa di Santa Maria Maggiore. Giovedì sera, ottenute le autorizzazioni, sono state fatte le interviste e le registrazioni. Il venerdì è stato speso per fare il montaggio e sabato, alle ore 12.30 la trasmissione è stata presentata all'interno della rubrica "Il Settimanale".
Nonostante la rapidità con cui si sono svolti gli eventi, il prodotto finale è decisamente buono.

Un grazie quindi al giornalista Mario Rizzarelli, al cameramen, ai montatori M. Coloni e W. Turcovich, a RAI 3 e ai soci che sono stati intervistati.


sabato 2 febbraio 2013

Effetto Blocher

Domenica 16 ottobre 2012 siamo scesi in Luftloch e di quest’uscita abbiamo lasciato una breve relazione in uno specifico post.
Detta relazione finiva, però, con una frase abbastanza sibillina che diceva: “…i nostri occhi increduli hanno avuto bisogno di qualche minuto per abituarsi e accettare lo spettacolo unico della natura cui stavamo assistendo…”. Si precisava, infine, che quanto prima sarebbero state pubblicate le immagini dello strano fenomeno che abbiamo osservato.
Bene, è giunto finalmente il momento di svelare cosa abbiamo visto quel giorno, sul fondo della Luftloch. Non l’avevamo ancora fatto semplicemente perché non eravamo sicuri di riuscire a evidenziare in modo appropriato le forti sensazioni provate che, trasportate dal profondo della grotta allo schermo di un computer, potevano risultare ridotte, distorte, se non addirittura travisate.
Riprendiamo quindi il discorso facendo una breve introduzione.
Tutti sanno che, in ambiente carsico, l’acqua che cade in superficie scende lentamente in profondità attraverso le fessure della roccia. Queste fessure possono essere di dimensioni ridotte o possono anche essersi allargate nel corso dei millenni, fino a diventare quelle che noi chiamiamo grotte.
L’abisso denominato Luftloch è una cavità che presenta varie caratteristiche: come ogni altra grotta partecipa in qualche modo a trasportare in profondità l’acqua piovana che cade in superficie, ma risente anche delle piene del fiume Timavo sotterraneo, che quando alza il suo livello provoca forti correnti d’aria in uscita dal suo ingresso.
Si tratta di fenomeni che di norma convivono e che, nella stragrande maggioranza dei casi, non interferiscono l’uno con l’altro.
Vi possono essere, però, alcune sporadiche circostanze che, a causa della concomitanza di più fattori, producono effetti strabilianti.
Domenica 16 ottobre 2012 si è presentata una di queste strane eccezioni. La situazione era la seguente: grandi piogge in territorio sloveno avevano portato a una piena del fiume Timavo. L’acqua si era riversata nelle gallerie che scorrono sotto il Carso causando un rapido innalzamento del livello delle acque sotterranee. Questo innalzamento aveva portato, in alcune cavità che noi chiamiamo “timaviche”, alla creazione di forti correnti d’aria in uscita dalle stesse. Flussi di una certa entità (anche se non eccezionali) erano riscontrabili all’abisso di Trebiciano, alla Grotta di Lazzaro Jerko ed anche alla Luftloch che, pur non avendo ancora raggiunto il Timavo (nonostante più di dodici anni di scavi) presenta un collegamento certo con il fiume sotterraneo.
Nella stessa giornata era riscontrabile anche una notevole piovosità localizzata su tutto il Carso, con una grande quantità d’acqua che scendeva dalla superficie verso il basso, che nella Luftloch si concretizzava in un bel torrentello che seguiva i pozzi e i cunicoli fino all’attuale fondo (punto in cui si continua a scavare).
I passaggi in cui può infilarsi l’aria in pressione possono essere più di uno, così come quelli attraverso i quali l’acqua scende in profondità, ma all’interno di questa grotta, alla quota di circa 245 m di profondità, si vede che il passaggio è solamente uno.
L’acqua del torrentello, dopo aver disceso pozzi e percorso cunicoli, si gettava nel pozzetto finale di tre metri, da noi scavato allargando una piccolissima fessura. L’aria sospinta dalla piena, saliva verso la superficie infilandosi anch’essa nella stessa stretta spaccatura.
Era questo il punto fatidico dell’incontro dei due elementi: acqua in discesa e aria in salita. 
Detto così sembra una cosa quasi banale, ma bisogna immaginare cosa si è presentato, in realtà, agli occhi dei due esploratori (Marco Restaino e Massimiliano Blocher): il pozzetto quasi completamente riempito d’acqua (più di due metri) con alla sua base una potente fuoriuscita d’aria in pressione.
La prima impressione è stata quella di un grande “idromassaggio” dove l’acqua era sconvolta dalla furia dell’aria. Poi le immagini si sono rincorse pensando a una buffa “lavatrice carsica”, a un “autolavaggio speleologico”… In realtà si trattava di un grande fenomeno naturale, un delicato equilibrio fra acqua e aria, forse unico nel suo genere e comunque veramente raro. Il forte rumore dell’acqua che gorgogliava, le tante bolle, i sibili dell’aria, gli schizzi, i brombolii che si potevano sentire in quel momento, quasi la vibrazione di quelle strette pareti e la sensazione della grande forza espressa dalla natura, rimarranno per sempre scolpiti nel ricordo dei due esploratori.

Alla fine di questa relazione abbiamo inserito un filmato che, dopo aver vagliato tutto il materiale disponibile, è quello che rende meglio quanto vissuto in quei momenti. Ovviamente bisogna pensare di essere a 245 m di profondità, in un cunicolo alla base di pozzi battuti da un torrente, bisogna immaginare il rumore, l’aria intrisa di goccioline d’acqua, la grande energia espressa da quello che possiamo chiamare uno “scontro fra elementi”, e forse solo così sarà possibile percepire questo fenomeno nella sua completezza.
Non sapevamo quale nome dare a quello che abbiamo visto e quindi abbiamo deciso per una denominazione di fantasia. In onore al primo esploratore che l’ha osservato, abbiamo deciso per “effetto blocher”. Parola dal suono forte e adatta a ciò che vuole indicare.

In seguito abbiamo pensato a quelle segnalazioni che, nel corso del 19° secolo, avevano riguardato alcuni punti del Carso. I “villici” locali affermavano che, in particolari circostanze, l’acqua del Timavo sotterraneo usciva addirittura all’esterno sul fondo di alcune doline, già conosciute per le correnti d’aria che si sviluppavano in occasione delle piene. In realtà non c’era nessuna risalita d’acqua (il dislivello era troppo grande) ma la pioggia, invece di infiltrarsi nel terreno, veniva ricacciata in superficie dalla violenza dell’aria in pressione. Anche in quelle occasioni, quindi, si manifestava il particolare “effetto blocher”,  non nelle profondità di una grotta come lo abbiamo osservato noi, ma addirittura in superficie.

Gli scavi e le esplorazioni alla Luftloch continuano e speriamo in imminenti e interessanti novità.

giovedì 31 gennaio 2013

Qualche dato in più sull’aria

In data 27 gennaio 2013 sono state effettuate delle nuove misurazioni sulle caratteristiche dell’aria presente alla Luftloch. Come già evidenziato su un altro post, il problema di questa grotta è molto semplice: per motivi ancora ignoti le percentuali dei vari gas presenti nell’aria “sballano” rispetto a quelle riscontrabili in una corretta atmosfera respirabile, con grossi problemi legati alle esplorazioni.
Ma cosa varia, quali gas sono presenti in quantità ridotta e quali in proporzione maggiore al normale?
Le misurazioni di domenica hanno cercato di chiarire ulteriormente, per quanto possibile, questi interrogativi.
Gli interessati possono leggere la breve relazione che abbiamo predisposto, dalla quale emerge con chiarezza la necessità di dotarsi di ulteriori strumenti di misurazione adatti alle particolari caratteristiche della ricerca. 


Misurazioni (Foto Maizan)


lunedì 28 gennaio 2013

Scavi a Longera

Su segnalazione degli abitanti del posto, è stato avviato uno scavo presso dell’abitato di Longera, in un sito abbastanza interessante.  Essendo il terreno di natura Flyschoide (marne e arenarie) non è possibile trovare alcuna grotta, ma l’indicazione riguarda una galleria usata come rifugio antiaereo dagli abitanti del luogo, in seguito ostruita. Sempre nella stessa ubicazione si parla di una cisterna, o comunque di un deposito d’acqua, dove si dice addirittura che negli anni ’50 sia annegato un bambino.
Forse sono solo vecchie dicerie di paese ma, iniziata una breve perlustrazione e spostato un po’ di materiale, abbiamo trovato un piccolo foro verticale, di sezione circolare, che sfocia in un vano sottostante. Inserita a stento una fotocamera, è stato possibile ritrarre un ambiente con volta in pietre, con un pavimento ricoperto da detriti e, sul fondo, è possibile intravedere lo stipite verticale di una specie di porta. La faccenda si fa quindi interessante e gli scavi riprenderanno in tempi brevissimi.
A presto per ulteriori aggiornamenti.

Inizio dello scavo (Foto Maizan)
Interno del vano (Foto Guglia)

domenica 27 gennaio 2013

Misurazioni alla Luftloch

La mattinata della domenica è stata dedicata a delle misurazioni specifiche delle caratteristiche dell’aria uscente dalla grotta denominata Luftloch.
Già si sapeva, purtroppo, che l’aria della cavità presenta un deciso calo della percentuale di ossigeno in qualche modo proporzionato alla profondità e le difficoltà riscontrate per scavare sul fondo l’hanno ampiamente dimostrato.
Ma se diminuiva la percentuale dell’ossigeno, come variavano le quantità degli altri gas?
Per il momento ci siamo concentrati sull’anidride carbonica, che pensiamo sia un elemento fondamentale per quanto riguarda l’eventuale rischio degli speleologi, e abbiamo realizzato alcuni strumenti di misurazione specifica.
Si tratta di rilevamenti preliminari, che non permettono - per il momento - di definire valori assoluti, ma è emerso chiaramente come, rispetto ai valori dell’aria esterna, quando si è proceduti alla misurazione della percentuale di anidride carbonica presente nell’aria di profondità (aria pompata dal fondo attraverso la tubazione di estrazione forzata) i valori della CO2 sono saliti alle stelle.
Quindi, abbiamo un’unica certezza: scendendo verso il fondo della Luftloch, cala notevolmente la percentuale dell’ossigeno nell’aria e sale contemporaneamente la percentuale dell’anidride carbonica.
Se sotto l’aspetto esplorativo questo rappresenta grossa difficoltà per una progressione in sicurezza, rimane la grande incognita legata al perché questo particolare fenomeno si presenti proprio in questa grotta.
Le ipotesi al vaglio sono tante e le ricerche continuano.

Durante le misurazioni (Foto Maizan)

lunedì 21 gennaio 2013

S-TEAM in Luftloch

Che la grotta denominata Luftloch sia una cavità abbastanza difficile, infangata e – in parte – anche pericolosa, è oramai risaputo da tutti. Questo non toglie che, per ovvie esigenze di divulgazione, sia comunque necessario scattare al suo interno delle buone fotografie di documentazione. Abbiamo delle immagini risalenti alle prime esplorazioni, abbiamo una nutrita serie di foto dei primi pozzetti (il salto iniziale, dal profilo regolare, permette alcuni scatti di sicuro effetto), ma mancava un serio reportage di profondità. 
Come risolvere il problema? Ovviamente chiamando un esperto.
Abbiamo contattato il mitico Sandro Sedran, conosciuto e valente speleo-fotografo e domenica 20 gennaio è stato possibile organizzare la spedizione.
Non è stata un’uscita ottimale, fuori c’era la neve, faceva freddo e il fango in grotta era tanto, ma gli amici del S-TEAM hanno affrontato con entusiasmo la discesa. La Luftloch non è la grotta ideale per belle fotografie (troppo stretta, priva di concrezioni e con troppa argilla) ma, in questa occasione, sono uscite sicuramente delle belle immagini.
Per gli interessati è possibile vedere tutte le foto sul questo blog, dove viene descritta l’intera uscita.
Da parte nostra un grazie a Sandro e a tutto il fantastico gruppo di foto-speleo-esploratori dell’S-TEAM.

© - Sandro Sedran – S.Team
© - Sandro Sedran – S.Team

sabato 15 dicembre 2012

Conferenza prof. POLLI

Allo Speleovivarium Erwin Pichl sono nate numerose piantine di Phyllitis scolopendrium, nota anche come Asplenium scolpenrium, un tipo di felce legata in particolare modo ai luoghi freschi ed umidi conosciuta dagli speleologi perchè è una pianta che si sviluppa all'ingresso delle cavità carsiche. Ora le piantine germogliate allo Spelovivarium potranno essere reimmesse in natura dove situazioni di stress ambientale le hanno estromesse.  
Per conoscere meglio le piante che vivono nei particolari ambienti carsici all’ingresso delle grotte il professor Elio Polli esperto botanico e grande appassionato dell'ambiente carsico ha tenuto un'interessante conferenza, illustrando le principali caratteristiche della piante criptofile e la loro diffusione nel nostro territorio. L'appuntamento si è tenuto venerdì 14 dicembre alle ore 18,30 allo Spelovivarium Erwin Pichl. 
La Società Adriatica di Speleologia organizzerà nella stessa sede dello Speleovivarium, domenica 16 dicembre con inizio alle ore 10.30, un laboratorio gratuito rivolto a bambini e famiglie. Con il coordinamento della biologa dott.ssa Federica Papi e l'assistenza degli operatori dello Spelovivarium, saranno scelti e reimpiantati i giovani esemplari di felce destinati alla reintroduzione in ambiente naturale. 














Il relatore prof. Elio Polli (Foto Maizan)

martedì 20 novembre 2012

Articolo JAMNARKULT

Sul quotidiano IL PICCOLO è uscito, anche se in leggero ritardo, un articolo riguardante la vittoria dell'Adriatica al concorso intitolato JAMNARKULT, dedicato ai video su argomenti legati alla natura e al mondo delle grotte.
Come già pubblicato sulle News in data 22 ottobre 2012, il premio finale è stato vinto da Edgardo Mauri, con il suo documentario intitolato "Proteus evolution".
L'articolo riporta le notizie principali legate all'evento, anche se con uno sbaglio non di poco conto: indica come vincitore il nostro Marco Restaino, invece del bravissimo Edgardo Mauri.
Marco è uno speleologo instancabile e preparato, ma il merito questa volta va tutto al "mitico" Edgardo, uno degli elementi trainanti dello Speleovivarium e dell'attività didattica e divulgativa della SAS.



sabato 17 novembre 2012

Video sulla divulgazione speleologica

Il giorno 8 novembre, all’interno della manifestazione intitolata “Le grotte del Carso, Tesori da svelare. Speleologia, Scuole e Turismo”, si è svolto un tavolo tecnico dal titolo “Il Carso fa scuola”.
Ora sono finalmente disponibili i video di questa iniziativa, che vedono protagonisti anche alcuni soci della SAS.

Il primo video vede la presentazione del presidente delle Federazione Speleologica Triestina Furio Premiani e quindi (dal minuto 2:50) un intervento del nostro Edgardo Mauri.


Il secondo video vede il contributo di Isabella Abbona dello Speleovivarium.


Il terzo video riguarda, invece, l’attività divulgativa della Società Adriatica di Speleologia e dello Speleovivarium, presentata da Federica Papi.



sabato 10 novembre 2012

Tesori da svelare

Nei giorni da giovedì 8 a domenica 11 novembre, si è svolta - presso il Palazzo del Ferdinandeo – l’iniziativa intitolata Le grotte del Carso, Tesori da svelare. Speleologia, Scuole e Turismo”.
Tale evento voleva essere una vetrina proposta a tutti coloro che non conoscono la speleologia e che, in qualche modo, hanno la voglia e la curiosità di avvicinarsi a quel meraviglioso mondo delle grotte che fa parte integrante del territorio così vicino a casa nostra. La stessa parola “Carso” ci suggerisce che lo studio del carsismo, e quindi della stessa speleologia, ha avuto i suoi natali proprio nelle nostre terre.
L’Adriatica ha partecipato, assieme agli altri gruppi della Federazione Speleologica Triestina, con l’allestimento di un piccolo stand informativo, vari banner, e l’organizzazione di visite all’abisso di Trebiciano ed allo Speleovivarium.

Lo stand dell'Adriatica (Foto Maizan)

Laboratorio didattico con i bambini (Foto Maizan)


martedì 16 ottobre 2012

Aggiornamento Luftloch 2/2012

Non passa nemmeno un mese, nel quale ci siamo felicemente e fortunatamente distratti nell’esplorazione della risorgiva posta sotto il monte Sart, a Tamaroz in Val Raccolana, e finalmente arriva la tanto desiderata pioggia.
Cadono più di 100 mm in Slovenia e la primissima mattina del 16 ottobre 2012, nelle grotte di San Canziano, il Timavo da pochi metri cubi al secondo ne inizia a scaricare di colpo sino a quaranta.
L'effetto si ripercuote nel sottosuolo in tempi brevi: la grotta Lazzaro Jerco - dalle 10:00 alle 15:00 - fa sentire il suo soffio d’aria a 60 km/h e alla Luftloch si raggiungono i 30 km/h alle 14:30, e quindi si decide di scendere.
Dopo un’ora siamo sul fondo e, già a 30 m di distanza dalla fessura finale, il rimbombare di quanto ci aspetta si fa sentire vigoroso.
Ci saremmo aspettati che l'aria spinta dalla piena uscisse a destra o a sinistra nel meandrino terminale, mentre i nostri occhi increduli hanno avuto bisogno di qualche minuto per abituarsi e accettare lo spettacolo unico della natura cui stavamo assistendo. 

Quanto prima pubblicheremo la descrizione e le immagini del fenomeno a cui abbiamo potuto assistere.