Riportiamo anche sulla pagina delle NEWS della SAS il post che segue, apparso recentemente sul blog del Timavo System Exploration 2015 .
Pensiamo che si tratti di una bella iniziativa, non solo per l'importanza dei dati raccolti, ma anche come esempio di una sperimentazione avviata attraverso la fattiva collaborazione di vari soggetti.
Nel corso delle varie uscite del Timavo System Exploration si sono svolte anche varie sperimentazioni e ricerche.
Pensiamo che si tratti di una bella iniziativa, non solo per l'importanza dei dati raccolti, ma anche come esempio di una sperimentazione avviata attraverso la fattiva collaborazione di vari soggetti.
Nel corso delle varie uscite del Timavo System Exploration si sono svolte anche varie sperimentazioni e ricerche.
Fra queste
merita ricordare l’attività svoltasi martedì 11/8,
quando i ricercatori Luca Zini, Chiara Boccali ed Enrico Zavagno
dell'Università di Trieste hanno avviato un rilevamento per la
definizione della portata dell’acqua
nell’abisso di Trebiciano, attraverso l'utilizzo di un
tracciante di tipo chimico.
L’esperimento,
che vede fra i suoi promotori anche dott. Fabio
Gemiti e lo studioso Mario Galli, prevede il versamento di un
tracciate (cloruro
di sodio) in un determinato punto della grotta ed il suo
rilevamento a valle del punto di immissione. Il sale viene
preventivamento sciolto in malcuni contenitori e quindi versato
nelle acque da marcare. Si determina in questo modo un’onda di
concentrazione che viene rilevata da appositi strumenti
registratori posti a valle in punti precedentemente
identificati. Con la valutazione di
tale onda, applicando le idonee formule riferite a modelli
predefiniti, risulta
possibile quantificare la portata.
Ora si rimane
in attesa dei risultati ma, dalle letture preliminari fatte
con strumenti portatili, i dati registrati dalle sonde
dovrebbero permettere la
piena riuscita dell’esperimento.
Si è trattato
di un momento importante non solo perché ci
sarà la possibilità di avere nuove informazioni sul corso
sotterraneo del
Timavo, ma anche perché speleologi, enti scientifici e studiosi
privati hanno lavorato
assieme per ottenere dati e conoscenze poi da condividere.
Sembra banale,
ma non sempre è stato possibile avviare
momenti di collaborazione dove ognuno, per la sua preparazione,
sia in grado di dare il proprio
contributo a un progetto più ampio, con più soggetti operanti in
sintonia e trasparenza.
In
questo specifico caso la Società Adriatica di Speleologia
ha fornito il supporto logistico, ma speriamo che – in un
prossimo futuro – ci sia
la concreta possibilità di continuare, ampliandole, in
collaborazioni di questo
tipo.